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  • Immagine del redattoreAlessandra Bello

Castellazzo



“Soffice, morbida, bianca, lieve lieve

Sembra panna, sembra neve”

NEVE! …diceva così una delle mie canzoni preferite firmata da Gaber.

Ed eccoci qui in mezzo a questa mamma enorme, a questa mamma in bianco..


Il Castellazzo è sempre stata una posizione strategica dalla notte dei tempi: terrazza superba sul passo Rolle, non fu da meno durante la Grande Guerra.

Oggi ci siamo svegliati col desiderio di inseguire la bellezza delle crode innevate non avevamo dubbi sul dove avremmo potuto trovarla!

La macchina scivola velocemente verso il Passo Rolle, siamo felici all’idea di calpestare finalmente la prima vera neve di quest’anno per noi.


La nostra esplorazione comincia in mezzo al vociare dei gruppi pronti ad aggredire le piste. Il nostro aspetto fugace e funzionale mal si addice a quel profumo di nuovo che emanano i vestiti appena comprati.

Il sole si riflette divertito sulla neve moltiplicando i suoi raggi e l’atmosfera è frizzante ma tutto sommato calda.

Tutto intorno le pale di San Martino, la Juribrutto, Cima Bocche e anche la Marmolada laggiù in fondo - che sembra così piccola da qui – ci sorridono dandoci il benvenuto.

Noncuranti dei gruppi partiamo spediti verso il Castellazzo e piano piano i suoni si attutiscono e noi ci immergiamo sempre di più nel nostro itinerario. Stiamo puntando dritti verso il Castellazzo, cattedrale di roccia che si erge sfrontata su questa ancora vergine distesa di neve. Siamo i primi a passare per di qua e ad aprire la traccia.

E’ sempre emozionante, per quanto faticoso, aprire una nuova traccia sulla neve. Io e Gian ci susseguiamo al timone, altalenando il piacere alla fatica e facendo delle soste per rinfrancare le gambe e scattare le fotografie.


Questo piccolo dente in mezzo ai giganti è stato ampiamente fortificato dagli austriaci, ma la neve nasconde molte di queste indelebili tracce. Trincee, postazioni, ricoveri costruiti con tanto scrupolo divennero ben presto roccaforte italiana (ottobre 1915).

Riusciamo qui e là a scorgere i segni di questo passato sotto la coltre immobile della neve. Siamo passati sul versante che non vede il sole e la temperatura si fa sentire senza sconti.

Fa freddo, davvero freddo e vogliamo arrivare in fretta al Cristo Pensante, perciò acceleriamo il passo per scaldarci anche se la neve fresca ci frena parecchio.



Siamo in cima accanto al Cristo Pensante e guardiamo l’orizzonte; da una parte cima Bocche, dall’altra il Cimon di Pala e via via lo sguardo segue le cime e arriva alla Marmolada. Il tempo e le nuvole passeggere giocano con noi. Il ghiaccio che avvolge la statua è modellato dal vento che sembra per un attimo aver cambiato la direzione della gravità.

Tutti i suoni sono frenati da questi due elementi: acqua, in tutte le sue forme, e vento. Solo questo comanda qui ora. E loro, le rocce bellissime delle montagne che tanto amiamo. E tutta la linea rossa del fronte che corre intorno a noi per poi sparire lontano nelle rocce e nei ghiacci della regina.

Decidiamo di affrettarci per la via del ritorno, ci stiamo letteralmente ghiacciando sotto gli schiaffi gelidi del vento che nemmeno il tè caldo del termos riesce ad addolcire.

E via giù di nuovo nella neve silenziosa.


Piano piano la discesa diventa lieve e in fondo scorgiamo nuovamente le piste e tanti piccoli puntini colorati che scivolano veloci verso le loro vite.

Lasciamo dietro di noi storie di vittorie e di perdite, di uomini, di freddo, e di interminabili appostamenti.

Da qui Cima Bocche (dove si trovava il fronte italiano) non sembra poi così lontana; sono lontani invece quei momenti dove queste due cime cercavano di dominarsi senza tregua.


Arriviamo al rifugio, fulgido e vivissimo, pieno di persone che lo animano con tanto vociare e risate incontrollate godendo del caldo sole bianco.

Ci mescoliamo alla folla e guardando con ammirazione il Cimon di Pala ci stringiamo le mani per scaldarle.



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Buon viaggio! e al prossimo articolo!

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