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Immagine del redattoreAlessandra Bello

Di fotosensibilità, mele e soglie.


La fotografia ritrae Ansel Adams mentre scatta una fotografia col banco ottico sopra un automobile, in Yosemite.
Ansel Adams in Yosemite.

C’era una volta una mela.

Sì, una mela. 

Ma non è di Biancaneve che voglio parlare. Nemmeno di Newton.

Però la mela c'entra. C’entra sempre e c’entra perchè è stata una delle prime cose di cui abbiamo avuto la percezione della sua fotosensibilità.

Sì perché con la luce solare la mela matura e cambia colore.


Bene. Ora facciamo un bel salto: dovete immaginarvi che il sensore è come la buccia della mela, la parte fotosensibile della camera digitale.

Un sensore è essenzialmente un chip in silicio in grado di catturare, misurare, codificare, in parole povere tradurre la luce che lo colpisce. 


I sensori della maggioranza delle fotocamere digitali attuali si basano sulla tecnologia CMOS e funzionano convertendo la luce che li colpisce (fotoni) in carica elettrica (elettroni). 

Ma come fa il sensore a creare l’immagine digitale? beh, la superficie del sensore è formata da milioni (sì, avete capito bene, milioni) di minuscoli fotositi disposti secondo una griglia regolare.


Dovete immaginare questi fotositi come tanti microscopici sensori che effettuano la conversione da fotoni in elettroni. Gli impulsi elettrici vengono poi convertiti in informazioni e viene generato un flusso di dati digitali atti ad essere immagazzinati in vari formati sui vari supporti di memoria. 


Ogni Pixel quindi non è altro che la traduzione di ogni singolo fotosito. Pixel infatti è un termine ottenuto dalla contrazione delle parole inglesi Picture Element e si tratta della più piccola porzione di cui è composta un'immagine digitale, come una tessera lo è di un mosaico. 


Ansel Adams diceva: “La fotografia coinvolge una serie di processi meccanici, ottici e chimici correlati fra loro, che si trovano tra il soggetto e la sua riproduzione fotografica.”

Cosa resta oggi  del processo fotografico? A un primo sguardo, poco.

Oggi come oggi la fotografia è digitale: non si usano più pellicole e strumenti puramente meccanici ma sensori e strumenti elettronici.


Andando in profondità, però, troviamo ancora molto. 

La fotografia resta quell’ “invenzione meravigliosa” che si frappone fra la realtà e la sua rappresentazione: quella soglia fra noi, la nostra lettura del mondo e il mondo esterno, qualsiasi sia lo strumento che teniamo tra le mani.





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