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  • Immagine del redattoreAlessandra Bello

Forcella Averau, Cinque Torri


Bollettino Neve: rischio massimo.

Le forti nevicate dei giorni prima e il solleone odierno rende i pendii pericolosi e instabili. Bisogna aspettare che scarichino…

Ma non per questo bisogna stare fermi!

Perciò decidiamo di mettere le ciaspe nello zaino e andare verso passo Falzarego.

Oggi ci dirigeremo verso quello che era il comando dell’artiglieria da montagna italiana passando per la forcella Averau.

I parcheggi sono pieni e l’aria risuona di risate e chiacchiericci degli sciatori in coda per salire alle piste.

Il giorno è allegro e l’aria leggera.

Scesi dalla macchina imbocchiamo il sentiero che lasciamo ben presto alle nostre spalle per toccare neve vergine.

Il nostro primo obiettivo è arrivare alla forcella Averau per poi scavallare e, seguendo idealmente quella che era la seconda linea italiana, dirigerci verso le Cinque Torri.


La salita è appagante ed in alcuni punti si rivela essere decisamente suggestiva: il paesaggio intorno ci accompagna e ad ogni passo riconosciamo cime e pareti che abbiamo toccato ed altre che speriamo di toccare presto.

La roccia e la neve dialogano perfettamente e ci fanno sentire parte di questo tutto.

Ci insinuiamo in un canalone che ci fa prendere quota velocemente, diventa impegnativo ma sul nostro viso appuntito c’è un sorriso mal celato dallo sforzo.

Poco prima di arrivare alla forcella la neve cambia pelle, diventa tutto ad un tratto scostante, graffiante discontinua e irregolare: sono le tracce di una piccola valanga.


Ci incamminiamo velocemente verso l’Averau che alla forcella ci appare quasi di sorpresa nel silenzio di questo bianco avvolgente. I nostri passi da erti e faticosi si fanno leggeri e veloci. Siamo praticamente in piano ora. L’Averau ci sovrasta con le sue rocce e di fronte a noi laggiù in fondo le Cinque Torri ai cui piedi si scorge il Rifugio Scoiattoli gremito.


Abbiamo lasciato alle nostre spalle il Sass de Stria con le sue battaglie (ne parleremo presto!) e abbiamo di fronte a noi il quartier generale del comando dell’artiglieria da montagna italiana. Le batterie di cannoni e fari puntavano direttamente al Lagazuoi, il Col del Bos e alla mitica Tofana di Rozes.

Le Cinque Torri assistevano, come giganti silenziosi, alle decisioni, alle avanzate e alle ritirate e ai devastanti scoppi di bombe e mine. Assistettero silenziose anche all’assordante scoppio del Castelletto e del Col di Lana e sempre silenziosamente furono costrette ad assistere alla morte di troppi uomini.

In realtà non sapremo mai cosa significa. Per fortuna.

Solo le rocce portano il ricordo di quei suoni, di quelle vibrazioni e di quei colori, rimasti incastonati nelle rocce come piccole gemme di vita passata nel buio sordo della terra.



Ci lasciamo l’Averau alle spalle e ci dirigiamo verso il rifugio: la discesa si fa divertente e ci buttiamo giù saltellando qui e là ridendo come matti. Perdiamo quota velocemente ed ora ci giungono nuovamente i suoni della modernità e le risate dei sciatori al ristoro.

Il mio sguardo ora si rivolge al Castelletto, lo guardo con ammirazione: come sembra piccolo vicino alla Tofana, eppure così grande quando sei sulle sue pareti; Il ricordo corre a quando l’ho scalato la scorsa estate e un sorriso si disegna presto sul mio viso.

Le Cinque Torri sono bellissime e le Dolomiti, tutte, oggi sembrano festeggiare con noi quest’aria così limpida e leggera..

Arrivati al Rifugio ci guardiamo e con un sorrisetto sappiamo già come andrà a finire: “Bombardino?!?”



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Buon viaggio! e al prossimo articolo!

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