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  • Immagine del redattoreAlessandra Bello

La Bassa del Ciadin e Forcella del Ciadin, ovvero primo tentativo all’Uomo

Aggiornamento: 25 nov 2021



L’obiettivo di oggi era l’Uomo. 3000 m di roccia e neve che ci chiamano da più di qualche mese, ma a causa di mal tempo, neve poco affidabile e impegni lavorativi abbiamo sempre dovuto rimandare a malincuore.

Ma oggi siamo arrivati al passo con un solo obiettivo: lui.

Scesi dalla macchina ci siamo diretti con passo sicuro per recuperare velocemente quota.

La giornata è perfetta. Non c’è un filo di vento. Non è troppo caldo (quindi la neve tiene) ma si sta bene.

Il nostro intento è quello di fare tutto il secondo tratto della Bepi Zac (quello meno conosciuto e arrivare all’Uomo.

La salita per le piste da sci è faticosa e poco divertente ma noi abbiamo un obiettivo e saliamo senza fiatare.

Più si sale e più la pendenza si fa verticale e la terra lascia spazio alla roccia e quindi la salita diventa più avvincente.

Iniziamo a vedere anche le prime tracce della storia. Saliamo fuori sentiero per ricollegarci in cresta. Questo ci permette di trovare molte più tracce di quello che solitamente si incontra su questi sentieri e ci catapulta 100 anni indietro.

Finalmente arriviamo in quota, al castello della Cavallazza da dove iniziamo a muoverci in cresta e percorriamo la Bassa del Ciadin in direzione della prima forcella.

Ma non avevamo fatto i conti con la quantità massiccia di neve sul lato nord. Questo ci rallenta molto ma non ci piega!

Tentiamo di uscire dal sentiero, abbiamo imbrago e corda per assicurarci, ma non abbiamo niente a cui assicurarci! Dobbiamo per forza scavare.

Piccozza e pala lavorano senza sosta per liberare i passaggi obbligati e i ramponi si aggrappano alla neve ghiacciata. Superiamo gli ostacoli ma il tempo corre senza guardare in faccia a nessuno.

La strada è impervia ma racconta ancora di passati remoti che si svelano su queste rocce celate dalla neve, siamo un po’ provati, attenti ai nostri movimenti, ma comunque felici di essere lì.

Arriviamo alla Forcella del Ciadin che ormai è tardi, troppo tardi. Di fronte a noi una verticale di neve ghiacciata ci divide per arrivare alla punta del Ciadin, verticale che impone un orario diverso da quello in cui ci troviamo: saremmo dovuti arrivare almeno due ore prima!! Ora ha preso troppo caldo e non è sicura.



A malincuore dobbiamo fermarci. Io faccio fatica a cedere ma sò che è la scelta giusta. L’Uomo si fa attendere, ma noi torneremo. Molto presto.

Riprendiamo i nostri passi e ripercorriamo la nostra strada aperta a fatica a ritroso. Rientriamo alla macchina stanchi, ma con un pensiero fisso: tenteremo un’altra via per arrivare all’uomo per evitare quel paretone ghiacciato.



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Buon viaggio! e al prossimo articolo!

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