Alessandra Bello
Monte Grappa, Ferrata Sass Brusai

Questo è uno strano inverno: sembra non arrivare mai, eppure ci mette ugualmente alla prova con i suoi freddi tranelli.
Da quando Eva ha cominciato il nido siamo in una perenne lotta al naso che cola, le notti da nere e stellate diventano bianche e i programmi alpinistici si trasformano in interminabili sessioni casalinghe.
Cosicché quando finalmente tutti i pezzi sembrano combaciare e si allineano con il bel tempo e la mitica instancabile nonna ecco che ci guardiamo negli occhi elettrizzati: DOVE?!?
Abbiamo voglia di stare il più possibile fuori, abbiamo voglia di respirare ossigeno a pieni polmoni, abbiamo voglia di arrampicare e di toccare la roccia ruvida scaldata dal sole; insomma: abbiamo una voglia matta! Ma le tante ore di sonno perse si fanno sentire.. Così decidiamo di fare qualcosa che tecnicamente non ci impegni e che sia anche vicino a casa per avere più tempo possibile da dedicarci a Lei, la montagna.
Il Grappa fa al caso nostro: sarà lui la nostra prossima meta. Una delle sue tre dorsali dove poterci perdere per ritrovarci.
Il Grappa non ha bisogno di presentazioni: esso è diventato così indelebile nella nostra memoria collettiva che la sua importanza nel ricordo è al pari dell’acqua per la terra. La sua storia è diventata la nostra storia e la nostra storia ha preso le sembianze del Grappa. Si è talmente dissolto in quest’idea che le immagini mentali che ne abbiamo sono sfocate e la sua vicinanza alla pianura, essendo la prima vera montagna che si affaccia sul popolato piatto veneto, ce lo fanno immaginare come un enorme colle.
E’ vero: non ha niente a che vedere con le Dolomiti come ce le immaginiamo, così rocciose, forti e ruvide; ma è anche vero che è assolutamente una montagna da scoprire e addentrandoti nel suo regno scopri un mondo incredibilmente selvaggio.
La giornata non sembra essere delle migliori. Il cielo plumbeo è appoggiato sulle nostre teste e il Grappa non si vede avvolto nella sua nebbiosa coltre. Ci dirigiamo un po’ sconsolati verso la partenza: è anche pieno di gente!!! Temiamo proprio di aver sbagliato tutto..
Iniziamo a salire la mulattiera con questo pensiero che incombe ad ogni passo, ma continuiamo a salire: la voglia è davvero tanta e niente ci fermerà.
Al bivio noi precediamo svelti verso l’attacco e ben presto ci ritroviamo soli, immersi nel silenzio della nebbia e del bosco. Pochi passano per di qua oggi: finalmente iniziamo a sentire che le cose girano per il verso giusto.
Continuiamo a seguire il sentiero che sale erto fra gli alberi addormentati e come per incanto la nebbia sembra lentamente dissolversi e lasciamo ben presto il cielo sotto di noi.
Siamo all’attacco della ferrata Sass Brusai e uno spettacolo senza pari si dispiega a 360 gradi: tutto intorno a noi il Grappa, trasformatosi in atollo, con le sue pendici boschive che mal celano denti di roccia ferma e bellissima.
Questa inaspettata roccia verticale e appigliata ci chiama e ci esorta a salire ancora!
Falesie, torri aguzze, dorsali strapiombanti sul bosco sottostante e sul mare di nuvole che ci divide dai tempi moderni. Una divertente roccia calcarea che non ti aspetti qui, sul Grappa brullo e boschivo.
La ferrata sale snella e divertente con tratti verticali che ci fanno finalmente respirare.
Non mi aspettavo che il Grappa parlasse questa lingua verticale. Rocce aguzze si susseguono a sbalzi seguendo la conformazione del terreno e non poter far altro che danzare da un appiglio all’altro verso l’alto.

Qui la guerra è passata ovunque lasciando tracce di sé in ogni pietra. Il Grappa, l’Inespugnabile Grappa, ci racconta di battaglie decisive e di indomabili volontà di riscossa.
Qui, per oltre un anno dopo Caporetto, si resistette, si combatté, si vinse e si perse. Il solstizio fu testimone di rinverdite offensive, di vette perdute e di nuove riconquiste.
E fino alla fine il Grappa, muto e ferito, assistette agli eventi.
La ferrata continua inerpicandosi divertita fino alla sommità di Cima Boccaor e la sua mano ci lascia per lasciarci scendere nelle lunghe spire che la Storia ha disegnato su questa parte di mondo.
La trincea che seguiamo è a tratti fonda e ghiacciata. Qui la neve ha fatto la sua timida comparsa, ma è il ghiaccio a regnare sovrano. Sono cento anni che queste pietre allineate ricordano al Grappa cosa accadde, ma i perché di tutto questo a lui non interessano e si perdono nel tempo geologico.
Poco lontano intravediamo una caserma che non raggiungeremo perché noi per scendere dobbiamo andare dall’altra parte. Il sole che ci ha scaldato tutto il giorno e ha reso la roccia piacevolmente calda sta lentamente scendendo. Dobbiamo scendere anche noi.
Quindi riprendiamo la via verso quel cielo che abbiamo lasciato all’attacco. Salutiamo questo incredibile Grappa e riprendiamo la mulattiera. Il cielo lentamente si appoggia di nuovo sulle nostre teste e arriviamo alla macchina che ormai è un ricordo.
E’ stata una giornata incredibilmente fluida e appagante: la roccia ci ha rinvigorito, la storia ci ha insegnato ancora una volta e la montagna ci ha rincuorato.
Siamo pronti per una nuova settimana attendendo con ansia il prossimo allineamento galattico!
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Se volete i dettagli tecnici della salita qui trovate la relazione. Buon viaggio! e al prossimo articolo!