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  • Immagine del redattoreAlessandra Bello

Sass de Stria – Spigolo Sud. Via Cobertaldo


Non era previsto.

Davvero non era prevista questa parete oggi ma partiamo dall’inizio.

Saluto Eva affondando il naso in mezzo alle sue manine umide e mi fiondo in macchina. Passo a prendere C.e ci dirigiamo senza indugi verso Passo Falzarego.

La giornata è fantastica e la Torre Piccola è la nostra meta; ma quando arriviamo all’attacco capiamo sconsolati che oggi sarà impossibile salire. “Qui oggi non si fa niente…”. Troppa gente.

Non mi arrendo, guardo C. e squittisco: “ho un alternativa!” e continuo illuminandomi “l’ho studiata qualche settimana fa. Andiamo!”.

Senza pensare giriamo i tacchi e corriamo giù per il sentiero fino alla macchina. Saltiamo dentro in volata senza nemmeno toglierci il materiale di dosso. In pochi minuti parcheggiamo e siamo già sul sentiero del secondo avvicinamento della giornata. Il nostro passo si avvicina più ad una corsa lenta che non ad una camminata spedita: ci sentiamo in ritardo e vogliamo recuperare tutto il tempo possibile, ma oggi lo spigolo sud del Sass de Stria, solitamente affollato, aspetta solo noi.

Non era previsto, eppure è tutto perfetto per la nostra salita solitaria su questa classica.

Ci rilassiamo alla base della parete e guardiamo sopra di noi lo spigolo proteso verso il cielo.

Ci leghiamo, infilo le scarpette e inizio a salire il lungo e affilato filo di roccia. Procedo spedita e felice di questo cambio di programma: la roccia è buona, a tratti ottima e gli appigli sono sicuri anche se un po’ levigati.

Ad ogni sosta ci diamo il cambio e ad ogni sosta il paesaggio si trasforma. Da quassù tutto è così chiaro: i ricoveri, le trincee, il quartier generale, le linee, i cecchini. La storia prende la sua forma tridimensionale e si fa più nitida. Il Sass de Stria si può considerare a tutti gli effetti una vera e propria fortezza austriaca costruita di fronte alle linee italiane del Lagazuoi e fondamentale per la difesa del Passo di Valparola.



La sua storia è legata a doppio filo con quella del Lagazuoi e a quel capitolo della guerra di mine che si è sviluppato in questa parte di fronte. La terribile Galleria Goiginger è forse il nome più conosciuto di questo labirinto costruito per resistere, spiare ed attaccare, ma dove sostanzialmente si è vissuto la malattia, la fame, il freddo, il sonno e la più pura paura di morire. E la più pura voglia di vivere.

L’unico italiano che riuscì a mettere piede su questa vetta fra il 15 e il 18 fu il sottotenente Fusetti che con un pugno di uomini vinse il Sass de Stria di notte ma nell’attesa dei rinforzi vennero scoperti e accerchiati e chi non morì fu fatto prigioniero.

Guardo verso la “finestra” (un passaggio tecnico caratteristico di questa via) e allestisco una sosta sulla cengia poco sotto. Recupero C. e gli indico l’ultimo chiodo visibile. Bisogna passare per di là.

C. parte e vince il passaggio più aereo della via. Mi recupera e all’ultima sosta ci diamo di nuovo il cambio: tocca a me l’ultimo tiro. Amo questo momento, lo assaporo e parto. Arrampico veloce sull’ultimo tratto finale e la intravedo: la croce.

Non so spiegare l’emozione di arrivare in vetta da prima, arrampicando una parete. Ora la croce dista da me solo qualche metro; solo ancora qualche metro verticale e sono in cima.

Croce. Tutto si allarga attorno a me e il paesaggio si dilata a perdita d’occhio.




Mi lego e recupero C. sotto lo sguardo curioso degli astanti arrivati dalla via normale: non capiscono da dove siamo sbucati fuori!

In effetti siamo riemersi dalla parete sud come da un sogno ed ora che siamo tornati alla realtà ci incamminiamo appena dopo di loro per la normale.

Mentre ci perdiamo e ritroviamo nel dedalo di trincee e ricoveri che caratterizzano il versante più docile del Sass de Stria ripenso al destino che ci ha portato qui.

Sento che questa montagna mi ha cambiata.

Sento che qui saluto una parte di me e ne accolgo un'altra che finalmente esce dall’atanor e porta con se il sogno e lo rende realtà.

Ed è così che saluto e ringrazio questa montagna: il destino ci ha fatto rincontrare ed io ora sò che un nuovo capitolo si apre.



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Se volete i dettagli tecnici della salita qui trovate la relazione. Buon viaggio! e al prossimo articolo!

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