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DOLOMITI INACCESSIBILI

Dolomiti Inaccessibili è la punta dell’iceberg della ricerca condotta da Alessandra bello, fotografa di paesaggio e architettura, documenta i segni che il paesaggio dolomitico porta ancora oggi delle antiche linee di fronte della Grande Guerra.  

La linea che si è deciso di seguire si snoda dal Monte Nero sulle Alpi Giulie all’Ortles nel Parco dello Stelvio.   Essa non solo tocca tre regioni così vicine e così diverse fra loro per aspetti politici e naturalistici ma tocca anche tutte le nove aree di pertinenza delle Dolomiti Unesco, con cui gli autori condividono (insieme e grazie alla sezione di Italia Nostra Bolzano) gli intenti e volontà di unione e valorizzazione.

L’idea che dà vita a questo progetto ha le sue radici nell’esperienza personale dell’Autrice e nella consapevolezza del grande potere comunicativo insito nella fotografia, poiché questi luoghi vanno salvaguardati non perché luoghi di memoria del sacrificio, ma in quanto identitari di una memoria diversa. Il paesaggio racconta la vita, i timori, le speranze di quell’epoca ma non solo: ci parla anche di motivazioni storico-politiche, successi e fallimenti.

Questo complesso simbolico/monumentale di rara importanza si unisce al valore geologico/naturalistico, già riconosciuto, aumentandone il valore. Le Dolomiti acquistano così anche una loro dimensione di identificazione di una collettività.

Il diario alpinistico diventa così il veicolo attraverso il quale ‘il paesaggio racconta’ se stesso e la storia che lo ha attraversato. Le sue forme, la sua morfologia, tutto ciò che lo abita e lo trasforma, teatri di roccia e di ghiaccio ci parlano di noi. Questi luoghi non sono solo straordinari per la loro indiscutibile bellezza ma sono anche la materializzazione della nostra storia e ci appartengono in quanto cittadini.

Il concetto fondamentale che sottende tutte le immagini è che ‘Il paesaggio racconta’; attraverso i suoi teatri di roccia e ghiaccio, le sue forme, la sua morfologia e tutto ciò che lo abita e lo trasforma esso ci parla di noi e della nostra storia.

“Credo fermamente che la fotografia possa riuscire a mostrare questi segni indelebili che sono rimasti inglobati nel paesaggio: parentesi silenziose in un territorio sovraffollato di segni, dove la grande storia e la nostra storia si incontrano nelle rocce del paesaggio dolomitico.”

Dare valore e riconoscere il valore del nostro territorio, in tutte le sue sfaccettature, vuol dire imparare ad amarlo, ed imparare ad amare la nostra terra è il primo passo per creare quella cultura che è alla base della civiltà.

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