Avete presente il campo di grano di Van Gogh? Bene. Non quello. Però siamo sempre in Francia, nella Borgogna, più precisamente in un modesto laboratorio di Le Gras, nei pressi di Saint-Lou-De-Varennes, un piccolo comune della Borgogna francese.
Mentre Napoleone cercava di ribaltare le sorti del suo impero sognato, un inventore poco fortunato stava lavorando da anni sul perfezionamento del motore a scoppio di cui non riuscì a vendere il brevetto; Annoiato e deluso decise di cambiare completamente argomento iniziando a studiare il procedimento litografico.
Ciò che ossessionava Joseph Nicephore Niepce, e il fratello, era di fermare un'immagine su un supporto fotosensibile senza ricorrere al disegno manuale: un'idea pazza quasi quanto quella di Napoleone stesso.
Passarono 13 lunghi anni di studi, esperimenti, prove, errori, nuove chimiche, nuove reazioni, alchimie, peltro, bitume di Giudea, bagni di petrolio e di olio di lavanda, fumi di alcool, e finalmente il 9 febbraio del 1826 Joseph (sì, perché il fratello nel frattempo si era stufato e aveva deciso di trasferirsi a Londra) riuscì a ottenere un'immagine su una lastra di peltro incisa direttamente dalla luce del sole.
Ora, non dovete immaginarvi CLICK, FATTO. Ci vollero più di otto ore per ottenere questa immagine sfocata. Insomma era più un CLICK. vado di là, mi preparo il pranzo, faccio un pisolino, torno a controllare, metto in ordine il lab, FATTO.
La prima fotografia (sfocata) della storia aveva visto la luce ed era una fotografia di architettura.
Questo per dire cosa: che quello che meno spesso viene raccontato è che il rapporto che esiste fra la fotografia e l'architettura è davvero stretto, strettissimo.
Perché? Perché se ci pensiamo bene l'architettura è sempre il soggetto della fotografia: o come sfondo o come protagonista, l'architettura è sempre presente in un’immagine fotografica.
Non esiste fotografia senza architettura e mi piace pensare che non a caso la prima (famosissima) fotografia della storia ritrae una architettura.
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